2 agosto 1980 [Si, ancora..]

Ricordo poco del 2 agosto 1980. Ero piccolina, avevo 4 anni e quel giorno non ero nemmeno a Bologna ma nella nostra casa sull’Appennino. Ricordo le facce sbigottite dei miei genitori e dei miei nonni, in reazione alla notizia, i loro silenzi, quella che poi avrei capito essere la loro incapacità di credere a quello che stava accadendo. Era come se dicessero “Non a Bologna… Non così…”

Come per tanti altri, la strage della stazione fu per loro un durissimo colpo. Per le modalità, perché se uccidere è un atto che non merita commenti, uccidere con una bomba in una stazione ferroviaria è farlo da vigliacchi. Per la quantità di persone coinvolte, per le dimensioni che assumeva al strage mano a mano che le notizie arrivavano, ovviamente. Ma soprattutto perché era successo a Bologna. La nostra Bologna. La città in cui vivevamo e che amavamo e amiamo ancora oggi, anche mio padre che non è bolognese di nascita (ci venne a 16 anni dalla Romagna). Avevano vissuto il 1968 da giovanissimi e soprattutto il 1977, con gli scontri all’università culminati con l’uccisione di Francesco Lorusso, ma mai e poi mai si sarebbero aspettati quello che accadde.

Nessuno pensava che quel terribile miscuglio formato da eversione di estrema destra, servizi segreti deviati e altri apparati dello Stato fuori controllo potesse arrivare a tanto. E invece accadde. Era successo davvero, ed era successo a Bologna, la nostra Bologna. Ho conosciuto persone che hanno vissuto in prima fila quel giorno, soccorritori, passanti, gente che si prodigò per soccorrere i feriti e credo che si portino dentro una ferita che non si rimarginerà mai più, le urla, la scena e soprattutto l’odore gli sono entrati dentro e non li lasceranno mai.

Come non ci lascerà mai, anche a chi come me ha di quel fatto un ricordo vago e lontano, quella sensazione di essere stati violentati nell’anima, perché hanno colpito la nostra città e tutti coloro che la amano con essa.

Non mi interessa parlare dei singoli colpevoli, degli ignobili depistaggi che seguirono la strage fin dai primi minuti (le fake news non sono un’invenzione dei nostri anni), dei processi e tutto il resto. Ci sono gli atti giudiziari e quelli delle vari commissioni di inchiesta (tutti desecretati e disponibili online dal 2014) che lo raccontano, anche se la verità non è mai stata portata completamente alla luce e chissà se lo sarà mai.

Mi interessa tramandare alle nuove generazioni il racconto di quel giorno, di quello che accadde, dell’aria che si respirava in quegli anni, come i miei genitori lo hanno raccontato a me.
Mi interessa che, nell’Italia fascistoide di oggi tutti sappiano cosa significano quell’orologio che indica perennemente le 10,25, quell’autobus giallo e rosso, il bus matricola 4030 della linea 37, che ATC prima e TPER poi hanno conservato in perfetto stato, tutto per ricordare la barbarie di quel che accadde.
Mi interessa che le nuove generazioni crescano nella cultura della legalità e del rispetto e che ogni anno il 2 agosto vadano in stazione a Bologna per non dimenticare
Mi interessa che questa bruttissima pagina della nostra storia non cada nell’oblio.
Mi interessa che ogni anno si ricordino quegli 85 morti e oltre 200 feriti
Mi interessa che anche chi non lo ha vissuto perché è nato negli anni ’90 o in quelli dopo dica sempre, forte, MAI PIU!

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