4 maggio 1949, ore 17.03

Forse era troppo meravigliosa questa squadra perché invecchiasse; forse il destino voleva arrestarla nel culmine della sua bellezza. (Carlo Bergoglio, “Carlin”)

Ore 16.59. “Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga”

Alle 16:55 l’aeroporto di Aeritalia di Torino aveva comunicato ai piloti la situazione meteo: nubi quasi a contatto col suolo, rovesci di pioggia, forte libeccio con raffiche, visibilità orizzontale scarsissima (40 metri).

Ma a quell’aeroporto il Fiat G.212, con marche I-ELCE, delle Avio Linee Italiane, non ci arriverà mai. Chissà forse l’altimetro è impazzito e segna 2000 metri, mentre in realtà viaggiano a poco più di 600, forse a causa del forte vento l’aereo nel corso della virata aveva subìto una deriva verso dritta, che lo aveva spostato dall’asse di discesa e lo aveva allineato, invece che con la pista, con la collina di Superga, forse chissà…

Alle 17:03 l’aereo era pronto per atterrare, ma anziché la pista dell’aeroporto si trovò davanti il terrapieno posteriore della Basilica di Superga. Il G.212 viaggiava a circa 180 km/h in un muro di nubi con 40 metri di visibilità. Il pilota, il tenente colonnello Pierluigi Meroni, che credeva di avere la collina alla sua destra, non potè fare nulla. Lo schianto fu terribile. Delle 31 persone a bordo non si salvò nessuno.

Alle 17:05 Aeritalia Torre chiamò I-ELCE, non ricevendo alcuna risposta. Poco dopo fu chiaro a tutti cosa fosse successo.

Il Torino tornava da Lisbona, dove aveva disputato un’amichevole contro il Benfica, per aiutare il capitano di quest’ultima squadra,  Francisco Ferreira, in difficoltà economiche. Era stata una promessa personale del capitano del Torino, Valentino Mazzola, al suo omologo lusitano.

Quello che è certo è che la più grande squadra italiana di tutti i tempi venne cancellata in pochi secondi in quel piovoso pomeriggio di maggio di 70 anni fa. Il Grande Torino, che aveva vinto cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana in un attimo venne spazzato via e consegnato per sempre alla storia.

Oggi, a 70 anni da quella tragedia, ricordiamo il Grande Torino e togliamoci il cappello, anche noi che tifiamo per altre squadre.

Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto «in trasferta». (Indro Montanelli)

 

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