Dovrei andare a dormire presto ma non riuscirò e non per la mia solita abitudine a fare tardi. E’ la notte prima dell’ultimo giorno, la notte prima dell’addio, la notte prima del cambio di vita. Lui mi ha salutato con un bacio ed è andato a dormire, perché ha letto nei miei occhi che stasera non c’è posto per nessuno. So che se dovessi non farcela e stare male lui sarà lì e le sue braccia pronte ad accogliermi come sempre, come tutte le volte in cui mi sono sentita piccola e indifesa a dispetto del mio apparire sempre come una guerriera. Ma ora sono qua, sola, nel mio rifugio, alla scrivania, davanti al computer, con la seconda birra della serata, le sigarette pronte e Joe Bonamassa che mi fa compagnia in sottofondo. Stanotte è la notte in cui pensi a tutto quello che è successo in quel posto in questi anni e alle persone che hanno fatto con te questo pezzo di strada, con le quali hai lavorato, discusso, riso, a volte litigato e poi sempre fatto pace, perché, nonostante fosse “solo” un luogo di lavoro ci siamo sempre rispettati e in alcuni casi anche voluti bene. Sono stata a capo di un bel gruppo e per me sarà per sempre un onore. Il groppo in gola è forte e faccio fatica a non piangere, anche se so che domani accadrà, e non credo che mi tratterrò dal farlo. Qualcuno dirà che è solo un cambio di lavoro, ma per me non sarà così, ho questa maledetta abitudine di affezionarmi alle persone, spesso (ma non è questo il caso) anche a chi non lo merita. Fra qualche giorno l’entusiasmo per il nuovo lavoro mi farà passare tutto e di questa esperienza conserverò solo un meraviglioso ricordo ma adesso tutto mi tormenta, i pensieri si aggrovigliano fra di loro, vagano in questa mia testolina matta, sbattono di qua e di là e fanno male. Non credo che andrò a letto. Rimarrò qua fino a crollare sul divano cullata dalle struggenti note di un blues, magari scaldata da uno dei quadrupedi che gironzolano per questa casa, finché anche i pensieri non saranno stanchi di girovagare e cadranno a terra anche loro. Allora forse troverò pace in quell’oscurità a cui da sempre appartengo e nella quale riesco a non tormentarmi.
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