La tenacia di una donna

Questa sera io ascolto e l’amico Giovanni mi racconta una storia…

Oggi, 26 agosto, ricorre l’anniversario della nascita di Lidia Poet, la prima donna che riuscì, nel 1883, a iscriversi all’Albo degli Avvocati, per la precisione quello di Torino.

Impossibile celebrare l’anniversario della sua iscrizione, che sarebbe caduto il 9 agosto, perché quella iscrizione durò poco: l’allora procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino ne fu infastidito e ne denunciò la pretesa illegalità, ritenendo le donne inadeguate alla professione forense e ottenendo la cancellazione della Collega dall’Albo.

La Corte d’Appello di Torino motivò la cancellazione sostenendo che “sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che facilmente trasmodano, e nelle quali anche, loro malgrado, potrebbero esser tratte oltre ai limiti che al sesso più gentile si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste”.

A nulla valse il ricorso alla Corte di Cassazione, che con una sentenza basata su concetti come “lo Stato nella sua sociale e politica organizzazione, e l’amministrazione di quanto s’attiene alla cosa pubblica, hanno sempre avuto, e mantengono tuttora pella loro essenza un carattere virile prevalente così manifestamente decisivo, che le donne non vi possono avere una parte attiva troppo estesa”, confermò la decisione della Corte d’Appello, negando definitivamente l’accesso alla professione a Lidia Poet, che comunque continuò a lavorare nello studio legale del fratello, specializzandosi nella tutela dei deboli: minori, carcerati e donne.
Partecipò come massimo esperto di diritto penitenziario al Congresso Internazionale di Roma del 1883, a quello di San Pietroburgo del 1890 e venne investita a Parigi dell’onorificenza di Officier d’Académie.

Attivissima nell’ambito delle lotte per il suffragio universale, divenne nel 1922 presidente del Comitato di voto pro donne, e le venne anche conferita la Croce d’Argento al merito per la sua attività nella Croce Rossa durante la prima guerra mondiale.

Non smise mai di lavorare come avvocato e non smise mai di chiedere l’iscrizione all’Albo degli avvocati, cosa che le fu possibile ottenere solo nel 1920, quando – a seguito di una riforma legislativa – non fu più possibile negarglielo.

A 65 anni suonati e 37 anni dopo la prima iscrizione, Lidia Poet divenne (nuovamente) la prima donna abilitata alla professione forense in Italia.
L’Avv. Poet continuò a esercitare la professione fino alla morte, avvenuta nel 1949 a 94 anni.

Lidia Poet fu un Avvocato per tutta la vita, con o senza iscrizione all’Albo.

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