Oggi vi racconto una storia di altri tempi.
Il 10 agosto del 1907, alle quattro e un quarto la Itala del principe Scipione Borghese e del suo “chauffeur” Ettore Guizzardi (con a bordo anche il giornalista Luigi Barzini) faceva il suo ingresso trionfale a Parigi, dopo un viaggio di 16000 Km, unica sopravvissuta dei cinque veicoli partiti il 10 giugno, esattamente due mesi prima.
Ma torniamo indietro di qualche mese per la precisione al 31 gennaio di quel 1907, quando sul quotidiano francese “Le Matin” comparì questo annuncio:
“Quello che dobbiamo dimostrare oggi è che dal momento che l’uomo ha l’automobile, egli può fare qualunque cosa ed andare dovunque. C’è qualcuno che accetti di andare, nell’estate prossima, da Pechino a Parigi in automobile?”
Aderirono una quarantina di equipaggi, ma solo in cinque si presentarono al via di Pechino:
Itala 35/45 HP, guidata da Scipione Borghese ed Ettore Guizzardi
Spyker, guidata da Charles Godard e Jean du Taillis
De Dion-Bouton, guidata da Georges Cormier
De Dion-Bouton, guidata da Victor Colignon
Contal, triciclo guidato da Auguste Pons
Non si trattava di una gara di velocità e l’unico premio previsto era la soddisfazione di essere riusciti in un’impresa incredibile. Non c’era supporto, né assistenza e ogni equipaggio doveva provvedere da se a tutti gli aspetti logistici (ricambi, carburante, interventi di manutenzione). Non c’era nemmeno un percorso obbligato, se non dal fatto che all’epoca le strade erano davvero pochissime.
Fin dai primi giorni fu chiara la superiorità dell’equipaggio della Itala, guidata dal principe Scipione Borghese (zio di quello Junio Valerio Borghese che diverrà tristemente famoso durante la seconda guerra mondiale e negli anni successivi) e dal suo autista personale Ettore Guizzardi. Il principe Borghese aveva preparato meticolosamente la gara e aveva avuto alcune intuizioni geniali, che si rivelarono decisive: innanzitutto, mentre tutti avevano puntato sul binomio leggerezza scarsa potenza l’equipaggio italiano scelse un veicolo molto più pesante e potente (la Itala pesava una tonnellata e mezza e aveva 40 CV, contro i 10 delle De Dion- Buton e i 15 della Spyker), che riuscì a cavarsela molto meglio nei tratti accidentati e a viaggiare molto più velocemente ove ciò era possibile. Inoltre Borghese aveva fatto apportare due modifiche fondamentali: aveva fatto sostituire i parafanghi con delle assi, in modo da poterle usare per superare eventuali ostacoli e aveva adottato pneumatici uguali sulle 4 ruote, in modo da ridurre le scorte di ricambi e il peso.
Infine aveva ispezionato l’inizio del percorso a cavallo e aveva misurato tutti i passaggi stretti per essere certo che l’Itala ci passasse, aveva studiato meticolosamente i punti di rifornimento, inviando delle carovane da Pechino fino alla Mongolia e al contrario, da Mosca verso est, tramite la Transiberiana per la parte in territorio russo.
Il trionfo della Itala del principe Borghese fu tale che essa arrivò a Parigi con venti giorni di vantaggio sulle altre vetture giunte al traguardo (la Spyker e le due De Dion-Buton). Il triciclo Contal si perse nel deserto del Gobi e i suoi occupanti si salvarono per miracolo da morte certa solo perché dei nomadi mongoli li ritrovarono e li riportarono a Pechino.
Il vantaggio era tale che, giunto a Mosca, Borghese deviò per S.Pietroburgo (1000 km in più) per assistere al gran ballo.
La Pechino-Parigi fu un evento sia dal punto di vista tecnologico, perché dimostrò che l’automobile era un mezzo che poteva essere paragonabile agli altri mezzi di trasporto e non era solo un semplice mezzo da passeggio, sia dal punto di vista mediatico. All’arrivo della Itala a Parigi erano presenti giornalisti e cineoperatori e per tutto il viaggio Barzini inviò dispacci telegrafici al Corriere della Sera e al Daily Telegraph, che viaggiavano per mezzo mondo e arrivavano in redazione per l’edizione del mattino, nella quale i lettori potevano tenersi aggiornati su ciò che accadeva all’Itala. Durante il viaggio, con le notizie che li precedevano lungo il telegrafo i ricchi locali li aspettavano per accoglierli. Barzini scrisse anche un libro su questa avventura, “La metà del mondo vista da un’automobile”, ancora oggi ristampato.
Barzini e Borghese strinsero una forte amicizia durante il viaggio, anche se poi curiosamente, non si rividero più fino a quando non furono nominati senatori del Regno.
La Itala è oggi ospite del Museo dell’Automobile di Torino ed è perfettamente marciante, tanto che nel 2007 ha ripercorso il tragitto originario assieme ai mezzi di Overland per un documentario girato dalla RAI.
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