Vita. #9

Esterno giorno

Una piccola fermata del treno, linea secondaria.

Lei avrà 16 anni, magra, biondina, occhi azzurri, jeans strappati e zainetto sulle spalle. Siede sulla panchina con aria distratta. La vedo mentre il treno, sul quale sto anch’io, rallenta fino a fermarsi. Si alza, ma non sale sul treno, resta ferma sul marciapiedi. Poi capisco, quando lo vedo, più o meno coetaneo, anche lui magro, carnagione scura, scendere dal treno. Lei gli va incontro, lo abbraccia, poi un lunghissimo bacio, nel sole già pallido di questa fine di settembre. Nel frattempo la mano malandrina di lui è scesa sul sedere di lei.
Nelle mie cuffie passa “Chocolate Jesus” di Tom Waits, nella versione di Beth Hart e Joe Bonamassa e accompagnata dalla musica osservo la scena. Li guardo, non riesco a non farlo, non posso ignorare il manifestarsi del loro amore.

Il capotreno fischia, agita il fazzoletto verde, le porte si chiudono e il convoglio riparte sferragliando verso la sua destinazione, verso il tramonto, con le ombre lunghe dell’autunno.

L’amore esiste ancora, piccolo, bello e puro, come il loro. La vita è bella, nonostante tutto.

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