40 anni

40 anni. Sono tanti, sono una vita. Chi in quel 1980 è nato o aveva pochi anni ora è un adulto, una persona matura. Ma tanti di loro, come tanti altri che in quell’anno erano più grandi non ci sono più, portati via da un aereo caduto all’improvviso o da una bomba esplosa nella sala d’attesa di una stazione ferroviaria.
40 anni. E ancora non sappiamo chi furono i mandanti, come non sappiamo ufficialmente cosa successe nei cieli di Ustica qualche mese prima di quel maledetto 2 agosto 1980.
40 anni sono un tempo congruo per svolgere delle indagini, fare processi, ricostruire i fatti.
40 anni sono un tempo che permette di consegnare alla storia fatti e avvenimenti, chiarendo responsabilità e collocando i fatti nel momento storico in cui accaddero.
Forse altrove, non in Italia, non nella Repubblica Incompiuta che da sempre non è in grado di fare i conti con il proprio passato. Non nel paese che non ha mai saputo aprire una discussione sui suoi momenti più oscuri (dal fascismo agli anni di piombo, da tangentopoli a Genova 2001). E così, dopo 40 anni si cerca di perpetuare la memoria di chi in quei fatti perse la vita, di chi partì con un aereo o andò in stazione a prendere un treno e non tornò mai più. Ancora oggi chiediamo giustizia e verità a uno Stato che non potrà darceli, perché alcuni suoi organi erano palesemente coinvolti in quanto accadde.
Sugli eventi di quel 1980, che segnò così profondamente la nostra storia si sono scritti libri, girati film e documentari, racconatate storie vere e verosimili, tante ipotetiche verità, ma nessuna Verità.
Si sono fatte, indagini, processi, commissioni di inchiesta e la verità completa non è ancora uscita.
Per questo occorre continuare, anno dopo anno, a rinnovare la memoria di quanto accadde, a riaprire le ferite e farle sanguinare un po’ (perché certe ferite non guariscono mai), perché forse, prima o poi, qualcuno farà saltare anche l’ultimo coperchio e ci dirà esattamente come andarono le cose.
E non importa se non potremo perseguire i colpevoli, perché saranno probabilmente tutti morti a tanti anni di distanza, importa a chi ha perso un genitore, un figlio, un amico, un collega, che dopo tanti anni potranno finalmente trovare un po’ di pace. Per chi non c’è più e per i nostri figli, che meritano di vivere in un paese migliore di quello che gli abbiamo lasciato.

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