Succede che mi svegli nel cuore della notte. Non è sempre uguale. Certe volte è bello, allungo la mano cerco lui, non riesco a trattenermi, devo toccarlo, baciarlo, sentirlo lì, vicino a me, ho bisogno del suo contatto fisico, di sentirmi sua, di sapere che lui c’è, che i miei mostri non potranno vincere perché lui mi darà la forza di combatterli.
Altre volte è un dolore forte, terribile, che mi spacca in due, che nasce dentro di me e vuole uscire, urlare, come se volesse dire “Ehi, Chiara, io sono sempre qua, vivo dentro di te, sono una parte di te e non ti libererai mai di me” e allora devo alzarmi fuggire dal letto, farmi un po’ di Jack Daniel’s e una sigaretta e magari scrivere quello che mi passa per la testa perché il mostro che vive là in fondo alla mia anima è potente e a volte cattivo.
Altre volte è un risveglio subdolo, strisciante, guidato da pensieri perfidi, infidi, come un serpente che esce da sotto la sabbia e lento scivola verso la preda, ignara, e all’improvviso scatta e la azzanna, senza pietà. Questo è il peggiore, il mostro più difficile da vincere, perché è un bastardo che ti corrode l’anima dall’interno e non puoi difenderti da qualcosa di malvagio che sta dentro di te. Allora cerco lui, sempre lui, l’unico al mondo che può salvarmi, lo abbraccio e lo stringo forte, fino a fargli male, anche se faccio fatica, vista la differenza di corporatura. Lì, abbracciata all’unico uomo che abbia mai amato e che mai amerò, riesco a trovare la pace.
Infine a volte mi sveglio perché ho semplicemente voglia di fare l’amore, ma questa è un’altra storia…
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