6 dicembre

Oggi non è un giorno qualsiasi a Bologna, specie in quella parte della sua provincia che sia allunga a sud ovest costeggiando le colline. Non può esserlo, per noi.
Noi che avevamo 14 o 15 anni in quel 1990. Andavamo a scuola, credevamo di avere tutta la vita davanti, ma quel 6 dicembre 1990 per undici ragazze e un ragazzo il futuro divenne improvvisamente nero. Non si dovrebbe morire a 15 anni e non si dovrebbe morire mentre sei a scuola, in quello che adesso che siamo genitori consideriamo un luogo sicuro. Ma a volte il destino che ci aspetta è cattivo e bastardo e la morte ti viene a prendere nel modo più assurdo e crudele che si possa immaginare, mentre stai ascoltando una lezione di tedesco in un aula di una vecchia scuola della provincia di Bologna. Una strage talmente assurda che ancora oggi, a quasi trent’anni di distanza non ci riesce a capacitare di come sia potuta accadere. Ma il nostro destino è strano e contorto e a volte fa si che le cose comincino ad andare male in successione una dopo l’altra. Quanti “se” ci sono in questa storia… Se il pilota avesse portato l’aereo verso il mare… Se avesse tentato un atterraggio d’emergenza quando questo era ancora possibile… Se si fosse comportato da eroe e non da codardo e vedendo dove stava finendo avesse cercato a costo della sua vita di farlo schiantare in una zona non abitata… Se il destino bastardo ci avesse messo lo zampino in positivo, facendo virare con il vento l’aereo verso la campagna…
Ma come ha detto qualcuno con i se non si fa la storia e questa storia finisce come tutti sapete, con 12 vite spezzate a 15 anni, 12 fiori recisi all’improvviso da un colpo di falce. Sogni, speranze, amori, passioni, tutti i pensieri bellissimi che si hanno a quell’età, quando credi che il mondo sia lì a tua disposizione, quando credi di poter fare ciò che vuoi, perché, come ti dicono “hai tutta una vita davanti”. E invece entri a scuola, inizi le lezioni e all’improvviso la coltre buia della morte, del fumo e della fuliggine copre tutto e ogni cosa finisce in pochi istanti.
Anch’io facevo la seconda superiore alla fine di quel 1990, anche se in un’altra scuola. E ricordo bene lo sgomento e il dolore per quei dodici ragazzi che potevamo essere noi.
Oggi quella scuola è diventata la Casa della Solidarietà, vi hanno sede numerose associazioni di volontariato e quell’aula è diventata l’Aula della Memoria. Lo squarcio nel muro provocato dall’aereo è ancora là, a ricordare quello che accadde quel 6 dicembre 1990, che ogni anno viene commemorato con iniziative volte a non far dimenticare quella tragedia.
Riposate in pace, dodici fiori spezzati. Non vi dimenticheremo.

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