Canto di Natale

Beh, è arrivato Natale anche quest’anno. La cosa non era per nulla scontata, con tutto quello che abbiamo passato, tutto quello che è successo. Un anno fa io stavo da merda e ho passato uno dei Natali più brutti della mia vita recente e solo due mesi dopo i miei problemi sarebbero passati in secondo piano rispetto a quelli che sarebbero diventati i problemi di tutti.
Il mio primo pensiero in questo momento va alle famiglie delle oltre 70 mila persone già decedute per il COVID-19, che hanno visto spazzare via affetti, amicizie, pezzi di vita vissuta, esperienze. Una carezza va anche a tutti coloro che hanno i loro cari in ospedale, che trepidano per la salute di chi amano.
Ma, ancora una volta, in questa notte che un tempo fu di gioia e quest’anno lo sarà comunque di meno per tutti, il mio pensiero va, come sempre agli ultimi, a coloro a cui la vita ha voltato le spalle, ai reietti, agli abbandonati, a chi vive solo, in povertà, in qualche tugurio fatiscente o ancora peggio dorme in strada, sotto un portico, in giaciglio di cartoni vecchi
A chi è finito in un centro fi accoglienza che somiglia a un lager o a una baraccopoli solo perché voleva una vita più dignitosa per sé e la sua famiglia.
A chi è immobilizzato in un letto, da molto prima del COVID-19, chi vorrebbe solo che la propria vita finisse presto e invece sono ancora qua.
A tutti coloro che già vivevano una vita dura e complicata anche prima della pandemia e che questa situazione ha fatto sprofondare ancora di più.
A tutti voi e anche a tutti gli altri un augurio di un futuro migliore.

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